L’Italian Sounding in Asia, ovvero l’imitazione delle nostre eccellenze enogastronomiche, continua a proliferare con gravi danni per l’economia italiana e del territorio.
Sono oltre 600 i prodotti Italian Sounding mappati da una recente ricerca delle 8 Camere di Commercio Italiane all’Estero presenti sul mercato asiatico.
La categoria più colpita dal fenomeno è quella dei condimenti, ovvero salse, sughi, oli con il 26,8% dei prodotti che evocano l’autentico Made in Italy acquistati in Asia. Al secondo posto tra i prodotti più imitati, i surgelati e piatti pronti (con una quota del 19,6%), seguiti a brevissima distanza dalla pasta (19,1%). Si attestano invece al 17,5% i prodotti lattiero-caseari.
Questa indagine si inserisce nell’ambito del progetto True Italian Taste – promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per valorizzare e salvaguardare il prodotto agroalimentare autentico italiano – ed è stata condotta da Assocamerestero in collaborazione con le 8 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) presenti in Cina (Hong Kong, Pechino), Corea del Sud (Seoul), Giappone (Tokyo), India (Mumbai), Singapore (Singapore), Thailandia (Bangkok) e Vietnam (Ho Chi Minh City), che analizzando caratteristiche e peculiarità del fenomeno del ricorso improprio a denominazioni che si rifanno all’Italia per indurre all’acquisto di prodotti non italiani, valutando l’impatto che determina sull’export delle aziende food & wine Made in Italy nell’Area asiatica.
Impatto del Covid-19 sull’agroalimentare italiano
Oltre alla ricerca sull’Italian Sounding, CREA (Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha presentato presentata un’analisi dell’Impatto del Covid-19 sulla filiera agroalimentare e quindi sul valore delle esportazioni.
Da questa emerge che i principali istituti di ricerca concordano sulla sostanziale tenuta delle performance esportative del food italiano nel primo trimestre 2020. Come evidenziato dallo studio del Crea, che riporta le simulazioni sul medio periodo dell’andamento del settore, e che se dovesse essere confermato, testimonia anche la resilienza di un settore, quello agroalimentare, sempre ai margini delle politiche del paese nonostante la rilevanza strategica e economica dello stesso.
La Blockchain contro contraffazione e Italian Sounding
Da Marzo 2019, prima nel settore lattiero-caseario, Spinosa ha reso disponibile l’intera filiera della mozzarella di bufala campana Dop visibile a tutti i consumatori: ogni singola confezione di prodotto DOP con il bollino ‘Certificato Blockchain – Quality’ riporta anche un codice QR code che permette al consumatore di accedere alle informazioni circa la catena produttiva, a partire dai 45 allevamenti certificati (dislocati fra la piana del Volturno e l’Agro Pontino) fino alle fasi di trasformazione e confezionamento.
Attraverso lo stesso codice e inserendo il lotto del prodotto è possibile verificare tutti gli standard di qualità cui l’azienda si attiene da sempre.
Questo per offrire l’eccellenza in termini organolettici e di sicurezza alimentare in conformità con la regolamentazione del Consorzio per la tutela della mozzarella di bufala Campana DOP.
Tutto il processo viene registrato attraverso la tecnologia BlockChain che garantisce l’impossibilità di contraffare i dati inseriti e quindi contraffare i prodotti ed i lotti.
Intraprendere un percorso di trasparenza al 100%, dall’allevamento alla tavola, rappresenta
per Spinosa un impegno in prima linea per combattere la contraffazione del made in
Italy.
Scopri il sito www.trueitaliantaste.com e consulta l’indagine